Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Talenti creativi multipli: quali determinanti a livello locale?

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di: Silvia Cerisola

EyesReg, Vol.7, N.3, Maggio 2017

 

La creatività è attualmente al centro di un vivace dibattito scientifico che coinvolge studiosi provenienti da discipline diverse (1). L’interesse per l’argomento è fondamentalmente dovuto al potenziale impatto positivo che si ritiene la creatività possa avere sullo sviluppo economico (e.g. Florida 2002, EC 2010, UNCTAD 2008 e 2010); di conseguenza, comprendere le determinanti degli specifici modelli locali di specializzazione creativa risulta rilevante in termini di policy. Tuttavia, benché la letteratura esistente abbia identificato alcuni driver di creatività, l’evidenza empirica relativa al loro impatto specifico su particolari talenti creativi e sul grado di complessità creativa di un territorio è ancora estremamente scarsa.

In effetti, alcune caratteristiche socio-economiche locali possono influenzare la presenza di (diversi tipi di) creatività e il suo grado di diversificazione; si può pensare alla ricchezza, al capitale umano (Florida 2002), alla struttura settoriale, alle economie di urbanizzazione (Hospers 2003 e Bradford 2004) e alla dotazione infrastrutturale (Andersson et al. 1993). Inoltre, sulla base della letteratura esistente, che identifica alcune determinanti particolarmente rilevanti di creatività, la diversità socio-culturale, la presenza di settori creativi e di attrattive culturali vengono qui considerate con particolare attenzione. La diversità socio-culturale, infatti, sembra avere un impatto positivo sulla creatività locale in quanto il grado di tolleranza verso persone diverse (in termini di origini, cultura e stili di vita) e quindi il livello di apertura verso i nuovi arrivati influisce sulla capacità di promuovere nuove combinazioni di risorse ed idee (Florida 2002 e 2003, Baycan 2010). D’altra parte, anche la presenza rilevante di settori creativi è stata da più parti considerata legata alla creatività di un’area, così come la presenza di attrattive culturali (in termini di cinema, teatri, sale da concerto e simili) è ritenuta importante nell’attrarre talenti creativi, sulla base dell’idea che i “creativi” fondino le loro scelte localizzative non solo sui potenziali guadagni, ma anche e soprattutto sulla qualità e lo stile della vita (Florida 2002 e 2003, Clark 2011).

L’idea di partenza che qui si vuole presentare e sfruttare per il ragionamento è che la contaminazione di talenti di natura diversa sia ciò che stimola le idee migliori e più originali. Attraverso questo meccanismo, il grado di diversificazione (complessità) creativa può rivestire un ruolo rilevante nello sviluppo locale. Sulla base di questa convinzione, le principali modalità in cui la creatività può esprimersi vengono identificate in creatività artistica, creatività scientifica e creatività economica, sfruttando una cornice concettuale che consente di tener conto anche di tutte le loro possibili combinazioni. Inoltre, viene analizzata la relazione empirica tra le caratteristiche socio-economiche locali e la presenza simultanea di talenti creativi di tipo diverso, seguendo un percorso logico che si sviluppa in tre passaggi:

  1. il primo passaggio è volto ad analizzare la “propensione creativa” di un’area, studiando le principali determinanti socio-economiche che influenzano la probabilità che una regione sia (in qualsiasi modo) creativa;
  2. il secondo passaggio raffina il precedente ed esplora in maggiore dettaglio le determinanti di diversi tipi di specializzazione creativa. Infatti i talenti creativi possono avere origine da fonti tradizionali (arti e scienze) o da capacità economiche (imprenditorialità). Queste diverse fonti di talento hanno probabilmente driver diversi che vale la pena studiare;
  3. infine, data la sua natura multidimensionale, la creatività può essere più o meno diversificata in termini di numero di talenti creativi diversi simultaneamente presenti all’interno di un’area. Di conseguenza, nella convinzione che l’interazione sinergica di talenti creativi diversi abbia effetti positivi sullo sviluppo economico, il terzo passaggio del ragionamento raffina ancor più l’analisi, concentrandosi sulle caratteristiche socio-economiche locali che influenzano la presenza simultanea di talenti creativi di tipo diverso (grado di complessità creativa).

 

Talenti creativi diversi e loro interazioni

 Definire e misurare la creatività è estremamente difficile, fondamentalmente perché si tratta di un concetto intangibile e multidimensionale e perché esistono tipi diversi di creatività. Quindi, al fine di poter studiare l’argomento, qui si considerano creatività artistica, creatività scientifica e creatività economica come i modi principali in cui la creatività può essere espressa.

Lo schema logico è rappresentato in Figura 1. I tre cerchi che si intersecano mostrano i principali tipi di creatività, così come tutte le loro possibili interazioni. Viene contemplata anche l’esistenza di aree che non presentano nessun tipo di specializzazione creativa (H). Possono quindi esserci aree in cui la specializzazione creativa è più legata a talenti di tipo tradizionale (A, B e C in Figura 1), aree che uniscono talenti tradizionali e imprenditoriali (D, E e F in Figura 1) o aree la cui specializzazione creativa è di tipo esclusivamente imprenditoriale (G in Figura 1). Infine ci possono essere regioni che semplicemente non mostrano alcun tipo di specializzazione creativa (H in Figura 1). Inoltre questa cornice concettuale consente di tener conto del grado di complessità creativa (zero, uno, due o tre talenti creativi simultaneamente presenti) che caratterizza una data area.

 

Figura 1: Possibili combinazioni di dotazioni creative in un’area

Figura 1

 

Specializzazione creativa nelle province italiane

 La cornice concettuale presentata viene applicata alle province italiane (NUTS 3). Le misure utilizzate per i tre diversi tipi di talenti creativi considerati, e quindi per l’assegnazione delle province alle diverse categorie di specializzazione creativa, sono elaborazioni di dati provenienti dal Censimento della Popolazione Italiana (professioni e popolazione) e dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (marchi) e sono relativi agli anni 2001 e 2011. La Figura 2 mostra la distribuzione delle province italiane nei diversi modelli di specializzazione creativa nel 2011.

 

Figura 2: Modelli di specializzazione creativa: distribuzione delle province italiane nel 2011

Figura 2

 

 

 

Primo passaggio: determinanti della propensione alla creatività (in qualsiasi forma)

Il primo passaggio analizza, attraverso un modello probit, i fattori socio-economici che influenzano la probabilità di un’area di mostrare un qualsiasi tipo di specializzazione creativa (categorie A-G in Figura 1). Come atteso, la diversità socio-culturale (misurata come quota di popolazione nata all’estero) emerge come una determinante significativa della probabilità di un’area di essere creativa (anche se il contrario è vero se si considerano stranieri con un livello di istruzione estremamente basso). Anche il capitale umano (quota di occupati laureati) e la ricchezza (PIL pro-capite) hanno un impatto rilevante, mentre settori creativi (quota dell’occupazione nei settori creativi) e attrattive culturali (numero di unità locali che gestiscono cinema, teatri, sale da concerto e simili ogni mille residenti) non sembrano avere un ruolo a questo stadio dell’analisi.

 

Secondo passaggio: determinanti di diversi tipi di specializzazione creativa

Il secondo passaggio raffina il precedente studiando come le determinanti di creatività possano avere un effetto diverso a seconda del tipo particolare di specializzazione creativa che si considera. In questo caso, l’analisi svolta attraverso un multinomial logit fa emergere come la diversità socio-culturale abbia un effetto significativo solo sulla probabilità di sviluppare una specializzazione creativa basata sull’interazione tra talenti tradizionali (artistici e/o scientifici) e imprenditoriali (categorie D, E e F in Figura 1). Per questi tipi di specializzazione creativa anche la presenza di settori creativi e l’accessibilità logistica risultano essere determinanti importanti. Il capitale umano e la ricchezza, invece, influenzano significativamente solo i tipi di specializzazione creativa legati a talenti “tradizionali”, artistici o scientifici (categorie A, B e C in Figura 1).

 

Terzo passaggio: determinanti del grado di complessità creativa

Il terzo passaggio, infine, analizza attraverso un ordered probit l’impatto delle determinanti di creatività sul livello di diversificazione creativa, cioè sul numero di talenti creativi diversi simultaneamente presenti in un’area. In questo caso, tutti e tre gli elementi di interesse (diversità socio-culturale, settori creativi e attrattive culturali) risultano avere un impatto significativo sul grado di complessità creativa. Quindi questi fattori supportano un tipo diversificato di creatività, che si ritiene possa facilitare il processo innovativo (e quindi migliorare la performance economica) favorendo la generazione di nuove idee. Anche il capitale umano e l’accessibilità logistica giocano un ruolo rilevante.

 

Conclusioni

Il punto di partenza del ragionamento qui descritto è un’idea multidimensionale di creatività e il filo conduttore è legato alla convinzione che la contaminazione di talenti creativi di tipo diverso abbia un impatto positivo sulla generazione di idee innovative e, attraverso questo meccanismo, sullo sviluppo economico.

Alla luce dei risultati, si può concludere che attrarre stranieri (o, più in generale, persone diverse) possa essere vantaggioso per incentivare la creatività di un’area attraverso la tolleranza e l’interesse verso le differenze. Ciò, tuttavia, non è verificato nel caso di stranieri molto poco qualificati. Inoltre, incentivare la presenza di settori creativi ed aumentare la disponibilità di attrattive culturali sembra essere un’altra via percorribile per attrare persone creative, aumentando la multidimensionalità della creatività locale e quindi potenzialmente incentivando lo sviluppo economico di una regione. Migliorare l’accessibilità logistica e la dotazione locale di capitale umano possono fungere da ulteriore spinta in questa direzione.

Silvia Cerisola, Politecnico di Milano – Dipartimento ABC

 

Riferimenti bibliografici

 Andersson, A. E., Batten, D. F., Kobayashi, K., & Yoshikawa, K. (1993). Logistical dynamics, creativity and infrastructure. In A. E. Andersson, D. F. Batten, K. Kobayashi, & K. Yoshikawa (Eds.), The cosmo-creative society—logistical networks in a dynamic economy. Berlin: Springer.

Baycan, T. (2010). Diversity and creativity as seedbeds for urban and regional dynamics. European Planning Studies, vol. 18(4), pp. 565–594.

Bradford, N. (2004). Creative cities—structured policy dialogue backgrounder, Canadian Policy Research.

Clark, T. N. (2011a). Introduction: taking entertainment seriously. In T. N. Clark (Ed.), City as an entertainment machine. Lexington: Lexington Books.

Networks (CPRN), Background Paper No. F|46.

Cerisola S. (2017) Multiple creative talents and their determinants at the local level, Journal of Cultural Economics, DOI: 10.1007/s10824-017-9299-8.

European Commission. (2010). Green Paper—unlocking the potential of cultural and creative industries.

Florida, R. (2003). Cities and the creative class. City & Community, vol. 2(1), pp. 3–19.

Florida, R. (2002). The rise of the creative class: and how it’s transforming work, leisure, community and everyday life. New York: Basic Books.

Hospers, G. (2003). Creative cities: Breeding places in the knowledge economy. Knowledge, Technology & Policy, vol. 16(3), pp. 143–162.

UNCTAD. (2008). Creative economy report (http://unctad.org/en/docs/ditc20082cer_en.pdf).

UNCTAD. (2010). Creative economy report (http://unctad.org/en/Docs/ditctab20103_en.pdf).

 

Note

(1) L’articolo da cui è tratto questo contributo è in corso di pubblicazione su Journal of Cultural Economics (DOI: 10.1007/s10824-017-9299-8). Si rimanda a tale fonte per dettagli sulla cornice concettuale, sui dati, sulle misure e sul procedimento di assegnazione alle diverse categorie.

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