Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Le regioni meno sviluppate italiane ed europee nella programmazione 2014-2020: chi spende di più?

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di: Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella

EyesReg, Vol.9, N.4, Luglio 2019

Lo stato di attuazione del FESR e del FSE 2014-2020 in Italia

Secondo i dati della Commissione europea (1) aggiornati a maggio 2019 e riferiti al 31.12.2018 (Tabella 1), dei circa 51 miliardi di euro di dotazione italiana per il FESR e FSE 2014-2020 il 73% risulta impegnato (in linea con la media UE) ed il 19% speso (contro il 23% europeo).

Sebbene a livello di Fondo non sembrino manifestarsi complessivamente differenze significative, è possibile riscontrare disomogeneità, in termini di avanzamento finanziario, per tipologia di regioni (Figura 1). Quelle meno sviluppate (RMS) si posizionano al 17%, 2 punti percentuali in meno della media nazionale, seguono quelle in transizione (RIT), al 20%, fino a quelle più sviluppate (RPS), a quota 25%. Il FESR è il Fondo per il quale sia le RMS che le RIT fanno registrare i tassi di spesa più elevati (18% e 22% rispettivamente), al contrario nelle regioni più sviluppate il FSE ha un avanzamento più marcato (27%).

Tabella 1 Lo stato di attuazione del FESR e del FSE 2014-2020 in Italia, per Fondo, 31 dicembre 2018 (dati in euro)

Fondo Planned (a) Decided (b) Spent (c) % decided (b/a) % spent (c/a)
FESR 33.518.134.647 27.791.313.395 6.463.979.167 83% 19%
FSE 17.465.261.710 9.528.236.869 3.465.174.429 55% 20%
Totale 50.983.396.357 37.319.550.264 9.929.153.596 73% 19%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati CE-Cohesion data, 2019

Figura 1 Lo stato di attuazione del FESR e FSE 2014-2020 in Italia, per categoria di regioni e Fondo, 31 dicembre 2018

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati CE-Cohesion data, 2019

Le Regioni Meno Sviluppate in Italia

Considerando solo i Programmi regionali, tra le RMS dell’Italia il livello di spesa a fine 2018 varia in un range del 15%-26% (Tabella 2), dove il minimo corrisponde al POR FSE Sicilia ed il massimo si rileva per il POR FESR Basilicata (26%), che però si distingue per la seconda dotazione finanziaria più piccola (551 mln di euro) dopo l’analogo Programma Regionale alimentato dal FSE (290 mln di euro). Il Programma con il budget più elevato è il PO Puglia, che è plurifondo e conta su una dotazione di 7 miliardi di euro, con una spesa del 18%.

Tabella 2 Lo stato di attuazione del FESR e FSE 2014-2020 nelle RMS in Italia, 31 dicembre 2018

RMS Planned (a) Decided (b) Spent (c) % decided (b/a) % spent (c/a)
Basilicata – FSE 290 155 47 53% 16%
Basilicata – FESR 551 541 142 98% 26%
Calabria – FESR/FSE 2.379 1.681 461 71% 19%
Campania – FSE 837 515 150 61% 18%
Campania – FESR 4.114 3.845 679 93% 16%
Puglia – FESR/FSE 7.121 4.105 1.292 58% 18%
Sicilia – FSE 820 237 123 29% 15%
Sicilia – FESR 4.273 4.792 739 112% 17%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati CE-Cohesion data, 2019

Il confronto europeo

La Figura 2 permette di confrontare la performance, in termini di avanzamento degli impegni e della spesa, delle RMS italiane rispetto a quelle degli altri Stati membri dove sono presenti Programmi subnazionali dedicati alle aree meno sviluppate.

Figura 2 Lo stato di attuazione del FESR e FSE 2014-2020 nelle RMS in Italia, Francia, Grecia, Polonia, Portogallo e Spagna, 31 dicembre 2018

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati CE-Cohesion data, 2019

Sul versante degli impegni l’Italia si caratterizza per i due Programmi con l’avanzamento minimo e massimo. La peculiarità è associata al fatto che si tratta della medesima regione, ossia la Sicilia, che nel caso del FSE segna un livello di impegni pari al 29% della dotazione e nel caso del FESR palesa una chiara condizione di “overbooking” (2) attestandosi al 112%.

Oltre a quest’ultimo caso, tra le RMS solo altri tre Programmi, di cui due italiani, superano il 90% delle assegnazioni. Si tratta del POR Basilicata FESR (98%), del POR Campania FESR (93%) e del Programma plurifondo della Pomerania (92%), voivodato del nord della Polonia.

Sul versante della spesa si distinguono tre RMS europee, una spagnola e due francesi, con percentuali inferiori al 15%. Nello specifico si tratta del Programma FESR dell’Estremadura (12%), del Programma plurifondo (alimentato anche dall’Iniziativa Occupazione Giovani) di Guadalupe e del Programma Martinica-FSE, quest’ultimi fermi al 13%.

Sul fronte opposto, dalla Figura 2 si nota un gruppo di regioni con una percentuale di spesa compresa tra il 25%-35% e due Programmi oltre il 40%. Da rilevare che in nessuno di questi casi compare un POR italiano (come anticipato il massimo di spesa di una RMS italiana è raggiunto dalla Basilicata con il FESR). Il primo gruppo si compone infatti di quattro regioni polacche dell’area meridionale ed occidentale (Bassa Slesia, Opale, Precarpazia e Grande Polonia), di tre francesi d’oltremare (Guyana-FSE e Réunion sia FESR che FSE, tutte intorno al 30%) e di una greca (Macedonia centrale al 27%); il secondo gruppo si caratterizza per spese superiori al 40% delle dotazioni e comprende il Programma plurifondo della regione autonoma portoghese delle Azzorre, al 43% e il Programma FSE della Comunità autonoma spagnola dell’Estremadura, al 45%.

Conclusioni

Dall’analisi dei dati finora esposti, appare evidente come tra tutti gli Stati membri con Programmi subnazionali dedicati a regioni meno sviluppate soltanto l’Italia non ha PO che alla fine del 2018 abbiano già superato la soglia del 25% di spesa.

Tuttavia sembrerebbe che il nostro Paese abbia preferito spingere l’acceleratore nel campo delle assegnazioni. Nel confronto europeo, i primi tre Programmi di RMS per incidenza di impegni sulle dotazioni finanziarie sono proprio italiani e tutti alimentati dal FESR: è il caso dei POR di Sicilia, Basilicata e Campania.

Quest’ultima evidenza fa ben sperare su un futuro e celere riallineamento con la media delle spese delle altre RMS, che invece sul fronte delle assegnazioni restano più indietro.

Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella, IFEL–Fondazione ANCI

Bibliografia e sitografia

Barca M., Bruzzo A. (2019), Politica di coesione 2014-2020 e capacità di spesa delle Amministrazioni Italiane al 2018, EyesReg, Vol.9, n.2, Marzo 2019.

European Commission (2019), European Structural and Investment Funds: Open Data Portal (https://cohesiondata.ec.europa.eu/)

IFEL – Fondazione ANCI (2018), La dimensione territoriale nelle politiche di coesione. Stato d’attuazione e ruolo dei Comuni nella programmazione 2014-2020. Ottava edizione. Roma.

IFEL – Fondazione ANCI (2018), Sviluppo urbano e Politica di coesione nel settennio 2014-2020. Roma.

MEF – IGRUE (2019), Bollettino monitoraggio Politiche di coesione – Programmazione 2014-2020 – Situazione al 31 ottobre 2018. Roma.


Note

(1) Dati disponibili sul portale https://cohesiondata.ec.europa.eu/

(2) Secondo la pratica nota come “overbooking” un Programma può temporaneamente includere progetti per un valore superiore a quello della sua dotazione. Tale pratica consente di compensare eventuali decertificazioni della Commissione europea in fase di controllo finale.

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1 Comment

  • Carlo Torselli

    Estremamente interessante e tempestivo questo articolo di Marinuzzi e Tortorella, le cui analisi sono riferite al 31.12.2018, momento conclusivo di uno sforzo eccezionale delle Regioni per rispettare i target necessari allo svincolo e utilizzo della “riserva di efficacia” (performance framework) accantonata all’avvio dei Programmi (circa il 6% della dotazione).
    Inoltre, i due studiosi hanno sprovincializzato il tema, ponendo a confronto le realtà italiane con quelle europee con caratteristiche analoghe, in riferimento alle classificazioni della Politica di Coesione europea.
    In particolare, lo studio mostra come l’andamento della spesa sia inversamente proporzionale alla disponibilità di risorse: le RMS, in percentuale, spendono più lentamente delle RIT e delle RPS. Ne consegue – potrebbe apparire pleonastico ma così non è nella realtà – che, la “assegnazione” di ulteriori ingenti risorse alle Regioni più in difficoltà, tra l’altro, andrebbe accompagnata da provvedimenti ad hoc per consentire/favorire adeguati dimensionamenti e consistenze degli apparati amministrativi preposti alla realizzazione degli investimenti/spese.
    Ciò potrebbe evitare ingorghi causati dalla disponibilità di risorse che si fatica a utilizzare. Paradossalmente, ad esempio, limitazioni o risparmi nelle spese per il personale, quantificato su esigenze “ordinarie”, potrebbero inibire benefici immediati e circuiti virtuosi di spesa attivabili da risorse “aggiuntive” o “straordinarie” di fonte europea e nazionale.

 
 

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