Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

Turismo montano e valorizzazione del patrimonio escursionistico regionale. Il Tour del Monviso

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di: Carlo Alberto Dondona 

EyesReg, Vol.9, N.4, Luglio 2019

Il turismo montano oggi

Come si legge in una recente pubblicazione sulle montagne del Piemonte, le modificazioni climatiche e le mutate preferenze dei consumatori portano ad affermare che nelle Alpi “il futuro del turismo montano non potrà̀ più̀ essere legato unicamente al business dello sci da discesa” e dei principali centri di sport invernale. Nell’opinione di diversi esperti (Vanat, 2016; Falk, 2011; CIPRA, 2017) è giunto il tempo per sperimentare nuove strategie e nuovi approcci a partire da una visione più “slow” e sostenibile della frequentazione turistica (Matto, 2004; Marra e Ruspini, 2010 e 2011). In questo articolo l’attenzione è diretta a analizzare una delle forme principali attraverso cui declinare questa nuova visione, quella del turismo outdoor (1) e, in particolare, della valorizzazione turistica di cammini, vie, sentieri e strade. Nella prospettiva di chi scrive l’andare come forma di esplorazione dell’ambiente naturale da realizzare a piedi ma anche in bicicletta, a cavallo o con le ciaspole è diventato oggi qualcosa di più che un semplice passatempo riservato a pochi appassionati, per avvicinarsi ad uno stile di vacanza – talvolta anche di vita – adottato da fasce sempre più ampie di popolazione. Secondo Assosport (2016) nell’universo outdoor oggi sono rappresentate tutte le fasce d’età e ceti economico-sociali differenti tra loro. Si va dai giovanissimi alle famiglie, fino alla terza età. Sono coinvolti praticanti di ogni livello sociale.

Per avere una misura di questo rinnovato interesse basta recarsi in una qualsiasi libreria e notare la presenza di numerose pubblicazioni dedicate a cammini (come il famosissimo cammino di Santiago de Compostela), vie (come la via Francigena), sentieri e strade. Ma il riscontro scientifico lo offrono certamente i dati economici, secondo i quali le forme del turismo “dolce” o alternativo, tra cui il turismo outdoor della sentieristica, vivono una fase di vero e proprio boom. Secondo diversi studi di settore essi crescerebbero ad un tasso addirittura triplo rispetto al turismo tradizionale “sole e sabbia”, “sci e hotel” o dei “city break”. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, nei prossimi dieci anni l’incremento delle entrate turistiche in Europa deriverà per lo più da forme alternative di viaggio. Questo “nuovo” tipo di turismo dovrebbe corrispondere al 20% circa dei viaggi nei prossimi 20 anni ed è destinato a crescere più in fretta di qualsiasi altro segmento di mercato (2).

Diviene così una risorsa economica non marginale per territori che hanno un patrimonio ambientale da valorizzare e proporre. Ed è interessante notare che anche in questi anni di crisi i territori che a suo tempo hanno investito in questo tipo di offerta vedono un movimento con continui trend in crescita: un turismo di prossimità capace di soddisfare il bisogno di movimento e natura diventa un’appetibile e praticabile alternativa turistica sulla porta di casa. Il “vivere diverso”, il “muoversi” è diventato nel mondo una necessità così come per tanta parte della popolazione senza dover per forza fare viaggi esotici o lontani.

La rete sentieristica del Piemonte

In Piemonte la Rete regionale dei percorsi escursionistici (definita RPE-Piemonte) è stata approvata dalla Regione con D.G.R. n. 37-11086 del 23 marzo 2009. E con la L.R. 12/2010 “Recupero e valorizzazione del patrimonio escursionistico del Piemonte” ha sancito un lungo laborioso processo, iniziato dall’Assessorato alla Montagna (3). Lo scopo è duplice: censire e mettere in sicurezza la rete dei sentieri e dare respiro alla creazione di un sistema turistico alternativo ai modelli più tradizionali e con il pregio di offrire opportunità di occupazione e sviluppo in territori di montagna troppo spesso considerati (e trattati) come marginali e problematici.

In questo quadro si collocano gli interventi di recupero e valorizzazione delle migliaia di chilometri della rete di sentieri che in Piemonte attraversano le Alpi da Nord a Sud (la Grande Traversata delle Alpi – GTA) o risalgono le vallate (i percorsi Occitani in Val Maira) o ancora girano attorno a montagne simboliche come il Monviso. Sentieri che sono stati censiti e organizzati nel database del Catasto Regionale della Sentieristica (4), strumento tecnico che contiene i dati relativi a:

  • i singoli sentieri che compongono la rete (coordinate geografiche, quote altimetriche, lunghezza, dislivello, ecc.);
  • i sentieri oggetto di interventi di adeguamento e manutenzione da parte degli operai forestali;
  • i sentieri organizzati in itinerari attrezzati. Questi ultimi in particolare sono il risultato combinato del lavoro dei funzionari regionali, dei GAL e dei Comuni, con l’apporto di privati e associazioni e delle risorse derivanti dai finanziamenti europei: circa 30 milioni di euro dal 2000, di cui il 95% provenienti da fondi europei (Programma di Sviluppo Rurale, Fondo Sociale Europeo) per la fruizione e la promozione turistica, ricreativa e culturale del territorio.

La rete dei sentieri (come struttura distinta da possibili itinerari che si appoggiano su di essa) è intesa come “infrastruttura di base” sulla quale sviluppare progettualità di tipo turistico, promozionale, sportivo-ricreativo, e conoscitivo delle realtà produttive locali di presidio nelle aree rurali del Piemonte. Sino a luglio 2017 erano stati codificati 4.345 percorsi, che non sono semplici sentieri ma itinerari organizzati con infrastrutture di appoggio e servizi connessi e che rappresentano circa il 30% dei 19.124 km della rete sentieristica complessiva.  Un lavoro enorme a cui ha fatto seguito la parte della ricerca dedicata all’analisi sul campo, ossia all’ascolto delle testimonianze dei frequentatori dei sentieri attorno al Monviso e di alcuni testimoni privilegiati come i gestori dei rifugi o i funzionari regionali impegnati nella realizzazione della politica.

Figura 1 – La rete sentieristica regionale (Fonte: Regione Piemonte)

La ricerca sul campo

Per meglio comprendere il fenomeno dell’escursionismo e ottenere dei feedback sulle opere realizzate è stata realizzata una campagna di interviste sui sentieri del Tour del Monviso integrata dalla rilevazione numerica dei flussi attraverso appositi eco-contatori, fotocellule in grado di rilevare i passaggi sul sentiero in entrambi i sensi di marcia e collocati in alcuni punti chiave del tour (Dondona, 2018). Nei due mesi e mezzo della rilevazione, sono stati raccolti in totale 221 questionari che, considerando che la maggior parte degli intervistati era in gruppo o con il partner o amici, significa circa 560 persone.

Figura 2 – La carta turistica del parco del Monviso (Fonte: Ente Parco de Monviso[(5)

In larga maggioranza i soggetti che hanno compilato il questionario sono cittadini italiani (67%) e specificatamente piemontesi (75%). Gli stranieri sono il 33%, circa il doppio degli italiani provenienti da fuori regione. Il questionario prevedeva domande sulla motivazione del soggiorno, mezzi di trasporto, conoscenza del luogo e dei comportamenti da tenere, giudizi sul soggiorno, i sentieri e l’accoglienza oltre che la tradizionale parte anagrafica. È stato redatto in tre lingue: italiano, francese e inglese.

Dall’analisi congiunta dei risultati dei questionari e dei dati forniti dagli eco-contatori è possibile stimare che dalla metà circa di giugno alla metà di settembre (periodo di apertura dei rifugi attorno al Monviso) fra escursionisti giornalieri, alpinisti, escursionisti impegnati nel Tour del Monviso e frequentatori pomeridiani per una breve passeggiata si trovino a percorrere la rete dei sentieri del Parco del Monviso circa 40.000 persone. Un flusso turistico importante, di molto superiore anche a quello di una città importante come Saluzzo (17 mila arrivi e 34 mila presenze in un anno nel 2017), nonostante le difficoltà connesse con il territorio di alta montagna e il breve periodo di apertura dei rifugi.

La spesa media rilevata per il 45% degli intervistati si colloca fra i 20 e i 50 €, che è praticamente il prezzo della mezza pensione nei rifugi comprensivo di qualche extra. Le spese aumentano quanto maggiore è la distanza percorsa per arrivare in zona: i camminatori provenienti dalla Germania, Inghilterra o anche gli italiani che arrivano da altre regioni spendono mediamente di più: fra i 51 e 80 € nel 24% del campione, con punte fino a 100€.  Adottando 35 € come valore medio, si stima una spesa complessiva diretta fra 1,2 e 1,4 milioni di euro.

Dalla sezione del questionario dedicata alla customer satisfaction una grande soddisfazione per l’esperienza vissuta, gli ambienti visitati, l’infrastrutturazione sia della rete sentieristica che della rete dei rifugi, segno che le caratteristiche naturali e anche umane del posto sono il punto di forza che deve essere preservato e che costituisce la principale fonte di attrazione ancorché di una limitata nicchia di appassionati.

Il passaparola è il mezzo principale che ha motivato il soggiorno. Occorre ricordare come il passaparola può funzionare in entrambi i sensi: può essere “positivo” che invita cioè a visitare le valli attorno al Monviso, la loro cultura ed il loro ambiente incontaminato; ma può anche malauguratamente essere “negativo” qualora la realtà incontrata non corrisponda più alle attese, e questo vale soprattutto per i visitatori stranieri. Quindi occorre che l’intero ambiente (come quello in generale e delle montagne in particolare) venga preservato intatto con un’apposita tutela ambientale e paesaggistica.

Da parte di alcuni escursionisti si richiedono le comodità tipiche del mondo moderno (copertura telefonica, wi-fi, docce, trasporti, ecc.) che impegnano ad una maggiore organizzazione dell’accoglienza, tenendo però conto che esiste una domanda di “wilderness” e cioè di luoghi ancora non toccati dal turismo di massa e di cui la nostra regione è ricca, specialmente nelle zone di montagna.

I turisti stranieri sembrano avere una migliore consapevolezza dell’offerta turistica rispetto agli italiani non piemontesi, probabilmente a causa di una scarsa promozione sul territorio italiano e di un appeal probabilmente inferiore a quello delle Dolomiti che, volenti o nolenti, rappresentano “la montagna” nell’immaginario collettivo degli italiani.

Conclusioni

In Piemonte come nel resto del Paese, le reti sentieristiche costituiscono una risorsa strategica per lo sviluppo dell’economia regionale. Ma perché esse possano essere valorizzate appieno richiedono di interventi di policy che nel caso del Piemonte sono sostanzialmente riferibili alla necessità di una migliore azione regionale di coordinamento delle iniziative per il comparto turistico che, con attenzione specifica alla montagna. In particolare occorrerebbe lavorare per: diffondere la consapevolezza della coesistenza di due tipologie di turismo (di massa e “dolce”); avviare un’azione più strutturale nella costruzione di conoscenza relativa al settore del turismo dolce; potenziare l’attrazione di turisti italiani da altre regioni; rendere l’offerta più adatta al turista straniero integrando la proposta culturale dei principali poli urbani con quella della montagna; potenziare la sinergia fra il settore ricettività, l’economia del cibo e i luoghi della cultura alpina contemporanea (rifugi, borgate, ecomusei…); valorizzare e rendere fruibili attrattori storici e culturali quali forti, abbazie, chiese, castelli, musei, integrandoli con il resto dell’offerta turistica del territorio; aumentare le dotazioni infrastrutturali per il turismo sportivo outdoor, in un’ottica della destagionalizzazione dei flussi (per esempio valorizzando maggiormente i servizi connessi con gli itinerari piemontesi della Grande Traversata delle Alpi-GTA); migliorare i collegamenti ferroviari con Torino e le altre porte vallive.

Carlo Alberto Dondona, Ires Piemonte

Riferimenti bibliografici

Assosport (a cura di) (2016), “Rapporto AssoSport 2016”, http://www.assosport.it

Batzing W., 1990, “Le Alpi italiane” Edizioni CIPRA, Bolzano.

Batzing W. (1987), “L’ambiente alpino. Trasformazione, distruzione, conservazione”, Melograno, Milano.

CIPRA (2017), “Transizione nel turismo invernale”, http://www.cipra.org/

Dematteis M. (2018), Montagna e turismo slow, Politiche Piemonte, vol. 52: 9-12.

Dondona C.A. (2018), La valorizzazione del patrimonio escursionistico regionale, Politiche Piemonte, vol. 13-16.

Dondona C.A. (2009), “Escursionisti in Piemonte: chi sono, perché scelgono la nostra regione, quanto incidono sulla nostra economia”, in “Piemonte e turismo” Sviluppo Piemonte Turismo (a cura di), Torino.

Falk M. (2013), “A Survival Analysis of Ski Lift Companies”, Tourism Management, vol. 36: 377-390.

Manente M., Minghetti V., 2012, “Il turismo nell’economia del Piemonte”. In Rossi M.E., Bergonzo C., (a cura di), Sviluppo Piemonte Turismo, Impatto economico, ricadute e redditività del turismo in Piemonte, Conti editore, Morgex.

Marra E., Ruspini E. (2010), “Altri turismi. Viaggi, esperienze, emozioni”, Franco Angeli, Milano.

Marra E., Ruspini E. (2011), “Altri turismo crescono. Turismi outdoor e turismi urbani”, Franco Angeli, Milano.

Matto M. (2004), “Il ruolo dell’escursionismo nel rilancio del turismo montano. Il caso della val Maira”, GS Editrice, Santhià.

Osservatorio Permanente sul Turismo Natura, a cura di, 2015, 12° Rapporto Ecotur sul turismo natura, Osservatorio Permanente sul Turismo Natura.

Pichierri A., Dondona C.A. (2009), “L’impatto economico del settore turistico nell’economia regionale del Piemonte” in Sviluppo Piemonte Turismo, a cura di, Piemonte e turismo, Sviluppo Piemonte Turismo, Torino.

Vanat L. (2016), “2016 International Report on Snow & Mountain Tourism”, http://www.isiaski.org/download/20160408_RM_World_Report_2016.pdf


Note

(1) Per sport outdoor consideriamo tutte quelle attività o discipline sportive che hanno come terreno comune di azione la natura: dall’acqua alla roccia, dalla terra all’aria. Quindi dalla passeggiata di poche ore ai trekking di più giorni, dal cicloturismo alla mountain bike, l’equitazione, il volo a vela, l’arrampicata e l’alpinismo in estate e lo scialpinismo e le passeggiate con le racchette da neve in inverno.

(2) Sulla relazione tra nuovi comportamenti turistici e turismo slow si vedano anche i Rapporti annuali “Customer care turisti”, anni 2010, 2011, 2012, 2013, dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, www.ontit.it/

(3) http://www.regione.piemonte.it/retescursionistica/cms/index.php/catasto-regionale?start=30

(4) http://www.regione.piemonte.it/retescursionistica/cms/index.php/catasto-regionale/catasto-regionale

(5) http://www.parcomonviso.eu/ita/legginews.asp?id=1625

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