di: Luciano Canova
EyesReg, Vol.10, N.4, Luglio 2020. Numero Speciale: “Nuovi orizzonti di ricerca per le Scienze Regionali”
Introduzione
L’economia comportamentale è una disciplina che, all’interno delle scienze sociali, ha cominciato a farsi strada negli anni ’70 del secolo scorso, quando due psicologi, Daniel Kahneman e Amos Tversy, hanno avviato un programma di ricerca teso a evidenziare le anomalie comportamentali e le trappole cognitive che portano gli esseri umani a commettere errori nelle loro scelte e a violare le assunzioni chiave del modello economico neoclassico, fondato sull’homo oeconomicus. Gli studi sperimentali sulle euristiche e sui bias cognitivi (Kahneman e Tversky, 1974) e quelli sulla teoria del prospetto (Kahneman e Tversky, 1979) hanno favorito la nascita di una vera e propria scuola di pensiero che, nel corso degli anni, si è integrata perfettamente con l’insegnamento della microeconomia tradizionale, tanto che i percorsi di studio oggi includono risultati consolidati della letteratura sperimentale.
All’interno dello stesso filone vanno considerati i lavori di Richard Thaler che, nel prestigioso Journal of Economic Perspectives, è andato accumulando diverse evidenze che, raccolte nella sezione Anomalies, confermavano l’importanza di integrare nello studio delle decisioni umane i limiti cognitivi che ci portano a fare scelte spesso derubricate a irrazionali.
Daniel Kahneman nel 2002 e Richard Thaler nel 2017 sono stati insigniti del più prestigioso tra i riconoscimenti, il premio Nobel per l’economia, a dimostrazione di quanto le scienze comportamentali abbiano contribuito all’avanzamento della conoscenza in ambito economico.
L’approccio del nudge, o spinta gentile, discusso all’interno del presente articolo, deve di fatto la sua fama proprio agli studi seminali di Richard Thaler, ma è ormai accreditato come uno strumento di supporto alla decisione pubblica da diverse istituzioni, come mostra la nascita nel 2010 del Behavioural Insight Team (1), per decisione dell’allora premier David Cameron (oggi la cosiddetta nudge unit non fa più parte del Cabinet Office, ma è diventata un’organizzazione indipendente che fa consulenza in tutto il mondo).
Alcuni esempi concreti
Quella che segue (Fig. 1) è una foto di Lake Shore Drive, una delle strade più pericolose di Chicago, con una curva tristemente famosa per il numero di incidenti registrati. La municipalità ha deciso di intervenire con un tipico esempio di design comportamentale: una serie di strisce bianche, poste a una distanza l’una dall’altra che si riduce gradualmente, e degli alberi piantati con lo stesso principio ai bordi della strada. Sono illusioni ottiche che, viste da chi guida, inducono naturalmente a frenare. Non è stato disegnato un vero e proprio esperimento scientifico, ma i dati messi a disposizione dal Chicago Department of Transportation[ (2) mostrano nel confronto tra 6 mesi successivi dalla creazione della nuova segnaletica (Marzo – Agosto 2007) e gli stessi 6 mesi dell’anno precedente all’intervento (Marzo – Agosto 2006) una riduzione nel numero di incidenti di 36 punti percentuali.
Figura 1. Lake Shore Drive (Chicago, USA). Foto da nudges.org/anno 2010
Un altro esempio citato in tema di accorgimenti comportamentali per indurre scelte più sostenibili e civiche arriva dalla Danimarca e, in particolare, dalla città di Copenaghen. Qui l’immagine (Figura 2) si riferisce alla sperimentazione validata dall’economista Pelle Guldborg Hansen (Hansen e Jespersen, 2013) in cui si è cercato di capire se, mettendo in maggiore evidenza i cestini dei rifiuti disponibili per le strade, si possa ridurre la sporcizia in terra. Il miglioramento, con una semplice combinazione di colori brillanti e orme che si dirigono verso il cestino, è stato anche qui di 46 punti percentuali.
Figura 2. Cestino dei rifiuti a Copenhagen (Danimarca).
Foto rinvenibile sul sito della Commissione Europea, Fonte “Unleashing the powers of peers for health” /anno 2014
Si tratta, in entrambi i casi, di interventi di policy che cercano di modificare i comportamenti e le azioni delle persone senza agire sulla struttura degli incentivi monetari, tradizionalmente utilizzata in economia, ma servendosi della leva comportamentale.
Sono esempi che rientrano nell’approccio di filosofia politica citato in introduzione e che fa riferimento al termine nudge.
Nudge, la rivoluzione gentile
Il dizionario inglese, alla voce to nudge, recita: “To seek the attention of by a push of the elbow. To prod gently. Urge into action”. In Italiano suona così: “Cercare l’attenzione attraverso un colpetto sul gomito. Indurre gentilmente. Spingere all’azione”.
Nudge è stato anche un libro best-seller mondiale (Sunstein e Thaler, 2008) scritto dai due scienziati sociali Cass Sunstein e Richard Thaler, il primo freschissimo vincitore del premio Holberg e il secondo, appunto, premio Nobel per l’Economia 2017. Il sottotitolo di questo saggio di divulgazione scientifica è particolarmente sfidante: “Migliorare le decisioni riguardo a salute, ricchezza e felicità”.
Usando le parole degli stessi autori:
“Un nudge è ogni aspetto di architettura della scelta che modifica il comportamento delle persone in modo prevedibile senza impedire loro alcuna opzione e senza modificare in modo significativo le loro conseguenze economiche. Per essere classificato come un nudge, dev’essere semplice poter scegliere un altro corso d’azione. I nudges non sono obblighi o divieti. Posizionare la frutta ad altezza occhi [per attirare l’attenzione e aumentare la probabilità che venga scelta] è un nudge. Vietare il cibo spazzatura per legge non lo è” (Thaler e Sunstein, 2009).
Architettura della scelta è un’espressione molto efficace. L’economia è una scienza che si occupa del modo in cui le persone prendono le loro decisioni e operano delle scelte in condizioni di incertezza, il che significa sostanzialmente capire qual è l’incentivo giusto per modificare o favorire un certo comportamento.
A volte è il denaro; altre volte è un obbligo, come nel caso dei vaccini o delle misure di emergenza per il contenimento del Coronavirus.
In altri casi ancora si ricorre o si tenta di ricorrere a meccanismi psicologici che fanno leva sui nostri limiti cognitivi e sulla nostra tendenza ad essere influenzati, più o meno consapevolmente, dagli elementi del contesto (Sunstein e Thaler, 2003b; Sunstein, 2014; Brennan, 2014).
Non c’è una ricetta buona per ogni stagione, è bene dirlo subito: di volta in volta il policy maker può adottare una o l’altra misura, o una combinazione delle stesse.
Questi giorni delicati per il buon funzionamento del sistema sanitario lo mostrano in modo chiaro.
In un mondo, però, popolato da un flusso continuo di informazioni, il nostro cervello lavora alla ricerca di scorciatoie il che, spesso, si traduce in soluzioni tutt’altro che ottimali a problemi urgenti.
Tutte le nostre decisioni sono influenzate pesantemente dal contesto in cui le prendiamo. Tra le leve psicologiche più potenti c’è l’opzione di default. Per fare un esempio pratico, si può pensare al funzionamento dei distributori automatici di caffè. Quando si seleziona la tipologia di caffè preferita, occorre poi fare una seconda scelta, spesso senza che ci si pensi più di tanto.
Si tratta della quantità di zucchero che, come si avrà forse avuto modo di notare, è preselezionata dal gestore della macchina a un certo livello. Ora, l’utente ha tutta la libertà, chiaramente, di modificare la quantità di zucchero, ma ciò richiede un’attivazione.
Plausibilmente, fissando la quantità di zucchero a 0, ci si può attendere una riduzione significativa del consumo di zucchero: le persone tendono a rimanere ancorate al contesto in cui fanno una scelta.
Una meta analisi pubblicata su Behavioural Public Policy (Jachimowicz et al., 2019) mostra il potere dei default e molte situazioni in cui questo semplice accorgimento è in grado di contribuire a modifiche significative nei comportamenti.
L’opzione di default, che abbiamo descritto nel caso banale della macchina del caffè, può essere infatti determinante su decisioni anche più complesse, dalla nostra propensione al risparmio alla donazione degli organi.
C’è un vortice di elementi del contesto che agiscono simultaneamente mettendoci alle strette e sfidando le nostre abitudini: poiché, però, funzioniamo in modo da decidere velocemente e in modo spesso automatico, ecco che un buon architetto della scelta è colui o colei che riesce ad arredare le informazioni disponibili in modo confortevole e il più funzionale possibile allo spazio delle nostre decisioni.
Il policy maker, come accennato all’inizio, possiede già una serie di strumenti con cui, di fatto, tenta di modificare i comportamenti individuali: si pensi alla tassazione sul consumo e, in particolare, alla tassa sulla plastica.
Il governo Conte, nell’ultima legge di bilancio, ha introdotto una forma di tassazione che, tra mille polemiche e compromessi, entrerà in vigore a luglio 2020, che prevede un’ imposta di 45 centesimi di euro per ogni chilo di manufatti con singolo impiego in plastica (MACSI), ad eccezione di bioplastiche compostabili e materiali riciclati (oltre a dispositivi medici e packaging di medicinali).
Proprio il dibattito attorno all’introduzione di questa tassa mostra uno degli aspetti critici della tassazione: politicamente, introdurre imposte non è mai operazione semplice.
Già per la plastic tax italiana, da una proposta iniziale di 1 euro per ogni kg, si è passati alla cifra di 45 centesimi, con conseguente dimezzamento del gettito previsto: è proprio in casi come questi che l’utilizzo (complementare) di incentivi comportamentali accanto a quelli tradizionali può aiutare a raggiungere un obiettivo.
In letteratura è possibile trovare esempi di come policy basate sull’approccio del nudge siano utili a modificare comportamenti in senso più green: per esempio, un esperimento ben costruito testa l’efficacia del nudge in un pilota sulla città di Toronto volto a rendere più efficiente il consumo di sacchetti di plastica (Rivers et al., 2017).
Il sistema economico tradizionale si basa sull’incentivo monetario che è effettivamente un motore determinante delle nostre azioni: pensiamo allo stipendio che motiva, tra gli altri fattori, a lavorare di più. L’economia comportamentale e il nudge, però, mostrano che, a volte, per pungolare il comportamento delle persone e indurle ad una scelta, è importante agire su altre leve. Si veda a tal proposito l’articolo di Ariely e collaboratori (2009) che testa proprio l’efficacia di denaro e incentivi comportamentali sulla produttività dei soggetti.
Alcune conclusioni tra rischi e opportunità
Tenendo conto del modo stesso in cui funzioniamo come esseri viventi, il nudge guida le azioni verso un corso ben preciso. È una spinta gentile, in ultima analisi. Ma nell’era di Black Mirror[ (3) e dell’ubiquità dei dati, ciò significa controllo totale?
È il Grande Fratello redivivo che ci impone un’idea di benessere e la strada per raggiungerlo?
La domanda è di quelle potenti, ma il nudge, o meglio, il nudge ben congegnato, non rappresenta niente di tutto ciò.
Perché una spinta gentile sia davvero efficace, essa deve essere pensata in modo tale che una persona possa cambiare il corso delle sue azioni in qualunque momento e in modo semplice.
Per questo motivo, la filosofia politica che lo ispira viene chiamata paternalismo libertario (Sunstein e Thaler, 2003a), con attenzione specifica all’aggettivo.
A mettere al riparo il nudge da forme di controllo sociale è la scienza e, in particolare, l’uso di sperimentazioni metodologicamente rigorose, condotte da team di accademici indipendenti per testare la validità di un’ipotesi.
È l’approccio, ad esempio, seguito dal Behavioural Insights Team (2019), l’unità di ricerca inizialmente legata al governo britannico e che opera ormai in tutto il mondo come team indipendente, disegnando interventi di policy ispirati al nudge e la cui efficacia è misurata proprio attraverso esperimenti sul campo.
Senza il supporto di un protocollo serio e di un approccio empirico rigoroso, il nudge rischia di essere una parola vuota, più un trending topic, dunque, che un’opportunità.
Esso, in modo meno roboante, forse, ma con una credibilità scientifica decisamente maggiore, costituisce un’opportunità nelle mani del policy maker che vuole promuovere determinati comportamenti, scoraggiarne altri e, in ultima analisi, provare a migliorare il mondo.
Luciano Canova, ENI Corporate University Enrico Mattei
Bibliografia
Ariely D., Braha A., Meier S. (2009), Doing Good or Doing Well? Image Motivation and Monetary Incentives in Behaving Prosocially, American Economic Review, 99(1): 544–555
http://www.aeaweb.org/articles.php?doi=10.1257/aer.99.1.544
Behavioural Insights Team (2019), The Behavioural Insights Team Annual Update Report 2017-18, Report https://www.bi.team/publications/the-behavioural-insights-team-annual-report-2017-18/
Brennan Timothy J., (2014). “Behavioural economics and policy evaluation”, Journal of Benefit-Cost Analysis, 5(1): 89-109
Hansen P.G, Jespersen A.M. (2013). “Nudge and the Manipulation of Choice. A Framework for the Responsible Use of the Nudge Approach to Behaviour Change in Public Policy”, European Journal of Risk Regulation, 4: 3-28.
Jachimowicz J., Duncan,S., Weber E., Johnson, E. (2019). “When and why defaults influence decisions: A meta-analysis of default effects”. Behavioural Public Policy, 3(2): 159-186. doi:10.1017/bpp.2018.43
Kahneman D., Tversky A. (1979). “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk”, Econometrica, 47(2): 263-291.
Kahneman D., Tversky A. (1974), “Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases”, Science, New Series, 185(4157): 1124-1131.
River N.S., Shenstone-Harris S., Young N. (2017), “Using nudges to reduce waste? The case of Toronto’s plastic bag levy”, Journal of Environmental Management, 188(1): 153-162.
Thaler R.,. Sunstein C., (2009). La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità. Universale Economica Feltrinelli
Sunstein C., Thaler R. (2008), Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness, New Haven CT: Yale University Press.
Sunstein Cass R. e Richard H. Thaler (2003b). “Libertarian Paternalism is Not an Oxymoron”. University of Chicago Law Review, 70(4): 1159-1202.
Sunstein C., Richard T.
(2003a). “Libertarian Paternalism”, American
Economics Review, 93(2): 175-179.
Note
(1) Diretta dallo psicologo Davide Halpern, la nudge unit è stata costituita nel 2010 all’interno del Cabinet Office per disegnare interventi di policy ispirati al nudge e si è trasformata nel 2014 in organizzazione non a scopo di lucro indipendente dal governo
(2) Evidenza riportata al sito http://nudges.org/?s=lake+shore+drive
(3) Serie tv britannica di successo che descrive un mondo futuribile in cui la tecnologia è dominante ma esercita una funzione distopica di controllo sociale e costrizione.