Giornale on-line dell'AISRe (Associazione Italiana Scienze Regionali) - ISSN:2239-3110
 

La programmazione del turismo e della mobilità sostenibile nelle aree naturali protette: il caso della Puglia

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di: Alessandro Buongiorno, Mario Intini e Vincenzo Larosa

EyesReg, Vol. 11, N. 1, Gennaio 2021

Il rapporto tra turismo e ambiente

La relazione tra turismo e sviluppo sostenibile dei territori compresi nelle aree protette, si è evoluta in modo significativo negli ultimi anni. In particolare, in Italia si è passati da una situazione di contrapposizione e di reciproca esclusione, ad un graduale riconoscimento del ruolo strategico che il turismo può rivestire nel fornire una risposta alle esigenze delle comunità locali e nel mantenere le promesse di sviluppo sociale ed economico che in passato hanno spesso accompagnato l’istituzione dei Parchi nazionali.

Già a partire dalla Legge Quadro n. 394/1991 si è introdotta, infatti, in queste aree la possibilità di realizzare attività di sviluppo economico “ecocompatibile”, da attuarsi mediante lo strumento della pianificazione pluriennale economica e sociale, nel rispetto delle condizioni di salvaguardia ambientale che permettono di non superare i livelli oltre i quali possano essere innescati processi irreversibili di degrado.

Alle aree protette si riconosce dunque una nuova funzione di territori di pregio in cui sperimentare nuovi modelli di crescita economica sostenibile, integrata e rispettosa dell’ambiente, costituendo così un luogo privilegiato per il management dello sviluppo locale (Buongiorno e Intini, 2019).

Nell’ambito di tale evoluzione, trova giustificazione la più recente visione del turismo quale opportunità per il territorio: è infatti emerso che un turismo di qualità, in grado di conservare l’ambiente e sostenere il benessere delle popolazioni locali, rappresenti un fattore di cruciale importanza per lo sviluppo non solo dei parchi, ma anche dei territori ad essi correlati (Bergantino et al., 2020).

Tuttavia, resta evidente l’esistenza di un trade-off tra quantità di beni e servizi richiesti e offerti per il turismo, da un lato, e qualità dell’ambiente dall’altro, la cui intensità dipende strettamente dal tipo di risorse locali su cui è basato il turismo, dalla qualità e dimensione dei flussi attivati e dal livello di salvaguardia e manutenzione delle risorse. È proprio la necessità di ridurre l’intensità di questo trade-off a rendere necessaria e ineludibile un’oculata gestione turistica del territorio, in modo tale da garantire crescita economica e tutela ambientale, specialmente quando uno dei fattori attrattivi posto alla base della crescita è costituito proprio dalla qualità ambientale, come nel caso delle aree protette.

Turismo, mobilità e aree protette

La domanda di turismo e di attività ricreative è cresciuta costantemente negli ultimi decenni contribuendo in modo rilevante all’economia nazionale, e della Puglia in particolare, ma il suo continuo sviluppo determina pressioni e impatti sulle principali risorse ambientali (aria, acqua, biodiversità, suolo e terra) che è sempre più urgente e necessario governare.

Ci sono in particolare due aspetti caratteristici delle attività turistiche, tra gli altri, che incidono in maniera rilevante sugli impatti ambientali. Uno è la stagionalità, poiché la concentrazione delle presenze in certi periodi dell’anno può influire sulla sostenibilità, generando pressioni sia sulla comunità che sulle risorse naturali. La maggior parte dei Paesi europei è caratterizzata da dinamiche stagionali che vedono un turismo concentrato in zone montuose in inverno e località costiere (e balneari) in estate. In Italia, nelle zone costiere, la stagionalità dei flussi, resta generalmente concentrata nel terzo trimestre registrando circa il 50% delle presenze annue, dato che in Puglia giunge al 65% (circa 9,7 milioni di presenze) (Osservatorio Agenzia Puglia Promozione, 2020). Un ulteriore aspetto è dato dalla scelta del mezzo di trasporto che vede in Italia la quasi totalità dei transiti (96,4%) avvenire alle frontiere stradali e aeroportuali, aggravato ulteriormente nelle regioni meridionali da una minore diffusione di infrastrutture di mobilità ed efficienza dei servizi di trasporto pubblico (ISPRA, n.84/2019). L’impatto dei flussi veicolari non è solo legato all’inquinamento; le infrastrutture della viabilità comportano frammentazione ambientale, modificano il paesaggio naturale, con la conseguente perdita del valore ambientale e dell’attrattività del territorio.

Per questa ragione oggi si cerca di individuare e di sviluppare forme di turismo cosiddette eco-compatibili, tra cui rientrano le pratiche di mobilità dolce in aree turistiche, che si caratterizzano per una maggiore consapevolezza e conoscenza da parte degli attori sociali coinvolti e da una valutazione degli aspetti ecologico-ambientali nella scelta dei luoghi. Il compito del turismo sostenibile all’interno delle aree protette, dunque, è quello di saper conciliare due elementi che non coesistono facilmente e il cui punto di equilibrio è difficile sia da definire, che da ottenere: la salvaguardia delle risorse naturali e culturali presenti all’interno dell’area parco da un lato, e la promozione e la valorizzazione economica del territorio stesso dall’altro (Bergantino et al., 2020).

Strumenti di analisi e casi di studio in Puglia

La conoscenza delle dimensioni e delle caratteristiche dei flussi dei visitatori, degli impatti e dei benefici generati dal turismo sotto un punto di vista ambientale, economico e sociale, della disponibilità a pagare per l’introduzione o il miglioramento di determinati servizi o standard di qualità, delle aspettative dei turisti e del grado di soddisfazione raggiunto in seguito alla visita, sono elementi fondamentali per la pianificazione del turismo e per il raggiungimento dei correlati obiettivi di sostenibilità.

In particolare, per identificare i livelli attuali di sviluppo turistico sostenibile di un’area protetta e quindi capire quale sia il posizionamento della stessa e quali siano le azioni attivate o da attivare, è possibile considerare due variabili: (i) l’intensità dello sviluppo turistico e (ii) la regolazione del settore. Queste due variabili vengono combinate dal Modello di Weaver (2000) (1). Le due dimensioni indagate del modello possono essere utilizzate per individuare la sostenibilità di modelli alternativi di sviluppo turistico e per monitorare i loro percorsi evolutivi nel lungo periodo. La dimensione della intensità (bassa o alta) misurata dai flussi turistici consente infatti di individuare modelli di turismo di nicchia e modelli di turismo di massa. La consistenza dei flussi turistici è infatti generalmente poco elevata nelle destinazioni di nicchia e di larga scala nelle destinazioni di massa. La dimensione della regolazione(alta o bassa) dello sviluppo espressa in termini di misure di gestione dell’impatto dei flussi e di incentivi per promuovere il miglioramento della sua qualità, consente invece di discriminare la sostenibilità o l’insostenibilità di entrambi i modelli.

Questo modello è stato applicato da Bergantino et al. (2019) a tre aree protette della Puglia: due Parchi Nazionali e la Riserva Naturale Statale di Torre Guaceto. Le tre aree considerate sono un campione ampiamente significativo delle 30 aree naturali protette presenti in Puglia, di cui rappresentano circa il 73% della estensione territoriale. Dall’analisi emerge come le tre aree debbano attuare politiche di sviluppo differenziate sulla base delle caratteristiche proprie di ciascun parco. In primis, quindi, bisogna analizzare lo stato attuale del singolo parco, raccogliendo dati e indicatori utili per costruire le due variabili del modello. Nello specifico, il Parco Nazionale del Gargano è caratterizzato da un’alta intensità turistica, sebbene non eccessivamente marcata, combinata con delle forti limitazioni allo sfruttamento dell’ambiente, dovute soprattutto all’elevato indice di sensibilità ambientale, ad una scarsa densità abitativa dei comuni dell’area protetta e ad una ottima permanenza media dei turisti. La Riserva Naturale Statale di Torre Guaceto è caratterizzata da un’intensità turistica inferiore a quella del Gargano, e da una elevata densità della popolazione dei Comuni appartenenti all’area protetta. Infine, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia è caratterizzato da una bassa intensità turistica combinata con uno sviluppo carente di qualsiasi forma di coordinamento tra gli stakeholder locali, che non consente di sviluppare le capacità di trattenere i turisti sul territorio e distribuirli verso le pur numerose attrattive locali.

Date le diverse caratteristiche storiche, geografiche, sociali e gestionali nonché il diverso grado di sviluppo delle singole aree, differenti saranno le politiche di sviluppo da mettere in atto. Per il Parco Nazionale del Gargano, ad esempio, è importante incrementare iniziative per la crescita della sensibilità ambientale delle popolazioni locali, magari intervenendo anche sulle giovani generazioni. Un altro aspetto di rilievo è dato dalla possibilità di incrementare il grado di utilizzo della capacità ricettiva esistente, cercando di massimizzare l’uso dei servizi e delle infrastrutture presenti sul territorio. Va inoltre rafforzata l’offerta turistica del Parco in termini di servizi di guide turistiche ed escursionistiche, favorendo la realizzazione di eventi ed attività esperienziali rivolte alla conoscenza dell’artigianato, della cultura, dell’enogastronomia e delle tradizioni locali. Un ruolo a parte ricopre la naturale vocazione del territorio ad ospitare eventi sportivi come trekking, orienteering, trial e mountain biking, che va ulteriormente incoraggiata ed inserita in un preciso piano di sviluppo di questo segmento per promuovere il Parco anche all’estero come meta privilegiata del turismo sportivo e all’aria aperta internazionale, che rappresenta una delle tipologie di domanda di turismo sostenibile in più rapido sviluppo degli ultimi anni.

Per quanto riguarda la Riserva Naturale Statale di Torre Guaceto è fondamentale l’introduzione di politiche per la differenziazione del prodotto turistico che riducano la dipendenza dell’area dalla zona balneare, quale mezzo per tentare di ridurre l’elevata concentrazione stagionale dei flussi turistici. In questo senso, lo sviluppo della infrastrutturazione per la mobilità dolce e dei sevizi connessi potrebbero essere una soluzione efficace praticabile nel breve periodo, anche data la presenza della “Ciclovia Adriatica” che fa parte del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche (SNCT), potenzialmente in grado di attrarre flussi di cicloturisti provenienti dalle regioni del Nord Italia e dall’Estero, abituati a spostarsi in tutte le stagioni dell’anno. Anche le attività per l’aumento della sensibilità ambientale sono ugualmente importanti per contenere gli effetti dell’elevata urbanizzazione delle zone costiere, in modo da alleviare i rischi della pressione urbanistica per l’area protetta. Altro punto è lo sviluppo dei servizi di informazione e accoglienza al turista, nonché la formazione di guide turistiche e ambientali specializzate, che siano in grado di far apprezzare la qualità dei luoghi e stimolare l’interesse per il paesaggio e per l’offerta naturalistica della zona.

Infine, Bergantino et al. (2019) evidenziano come per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia è cruciale la creazione di un coordinamento istituzionale e sinergico degli stakeholders locali pubblici e privati. Questa sinergia aumenterebbe la rilevanza e l’attrattività del prodotto offerto dall’area del Parco, unendo le risorse naturalistiche e paesaggistiche alle importanti risorse culturali presenti e al diffuso tessuto di imprese agro-pastorali che lo caratterizzano. Questo favorirebbe l’attivazione di circuiti di turismo esperienziale che valorizzino l’offerta ricettiva locale di tipo rurale e agrituristica invogliando i turisti a pernottare più a lungo sul territorio (basti pensare al grande numero di turisti provenienti da tutto il mondo, che ogni anno visitano Castel del Monte senza fermarsi sul territorio). Politiche per l’aumento della permanenza media, incrementerebbero non solo il reddito delle aziende ricettive locali, ma anche l’indotto di aziende di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli locali e dell’allevamento, molto diffuse nel Parco dell’Alta Murgia che si caratterizza per essere il più grande parco rurale d’Italia.

Conclusioni

Emerge sempre più la necessità di creare politiche di sviluppo sostenibili differenziate per le varie aree protette italiane. Questo articolo, dopo aver descritto la relazione tra turismo e sviluppo economico, si è prefissato di illustrare un metodo empirico utile per individuare lo stato economico e ambientale delle aree protette italiane. Dai risultati e dalle caratteristiche di ciascuna area, emerge come sia necessario attuare specifiche e differenziate politiche di sviluppo locali. In questo contesto assume ancora più rilevanza la gestione dell’Ente parco e la capacità di creare un network con tutti gli stakeholder locali.

Per tutelare l’attrattività di un luogo e le sue risorse, salvaguardando i benefici economici e sociali prodotti dal turismo, sono necessarie pertanto strategie di pianificazione e strumenti di qualità, uniti a una maggiore opera di sensibilizzazione e coinvolgimento di tutte le componenti della società. Il turismo può essere un incentivo al recupero dei beni storici e culturali e alla difesa dell’ambiente, ma al tempo stesso può accrescere le problematiche legate al traffico, inquinamento, consumo di suolo, ecc. Pertanto, va posta attenzione sia al tipo di sviluppo che al modello di fruizione, al fine di garantire il rispetto dei limiti delle risorse naturali, la loro capacità di rigenerarsi, oltre ad assicurare una giusta ed equa ripartizione dei benefici.

Alessandro Buongiorno, Dipartimento di Economia, Management e Diritto dell’Impresa – Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Mario Intini, IRPET Firenze

Vincenzo Larosa, Dipartimento di Economia, Management e Diritto dell’Impresa – Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Riferimenti bibliografici

Bergantino, A.S., Buongiorno A., Intini, M (2020). Mobilità e sviluppo turistico sostenibile. Carocci Editore. Forthcoming.

Bergantino, A.S., Buongiorno A., Intini, M (2019). Sustainable Tourism Development in Natural Protected Areas: Evidence from Apulia. 1st Unicart Proceedings Book. ISBN: 978-88-6629-050-6

Buongiorno, A., Intini, M. (2019). La mobilità dolce e il ruolo delle Aree Protette in Puglia. EyesReg, Vol.9, N.4. ISSN:2239-3110

Della Corte, V., Sciarelli, M. (2013). Alla ricerca della sostenibilità delle destination: riflessioni e primi riscontri empirici. In Franchi, M.; Martini, U. (a cura di) Management per la sostenibilità dello sviluppo turistico e la competitività delle destinazioni. Il Mulino: pp.325-362.

Franch, M., Martini, U., Della Lucia, M. (2011). La sostenibilità dello sviluppo turistico: il caso delle Dolomiti patrimonio naturale dell’UNESCO. Impresa Progetto, Electronic Journal of Management, Vol. 2, pp. 1-8. ISSN 1824-3576

ISPRA, Stato dell’Ambiente, (73/2017)..

ISPRA, Annuario dati ambientali 2018, (84/2019).

Osservatorio Agenzia Puglia Promozione (2020). Report dati mensili.

Weaver, D. B. (2000). A broad context model of destination development scenarios. Tourism management, 21(3), 217-224.


Note

(1) Il modello di Weaver rappresenta uno strumento di posizionamento e gestione della posizione di una destinazione turistica sostenibile e può rappresentare un utile strumento di supporto alle decisioni nella valutazione della sostenibilità delle scelte di destination management.

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