di: Deborah Paci
EyesReg, Vol.7, N.4, Luglio 2017
Numero speciale: Le riviste on-line nelle scienze socioeconomiche e territoriali. A cura di D. Musolino, G. Fini (guest editor), P. Rizzi.
Introduzione: una breve storia di Diacronie
Le righe che seguono ripercorrono la storia della rivista Diacronie. Lungi dal ritenere l’esperienza paradigmatica, pensiamo, tuttavia, che alcuni dei problemi emersi e dei contesti in cui ci siamo trovati ad operare possano consentire lo sviluppo di una riflessione intorno al ruolo e alle potenzialità di una rivista online, in particolare in ambito italiano.
La rivista è nata a Bologna, nel 2009, per iniziativa di giovani laureati in storia di quell’ateneo. Il gruppo che diede vita alla rivista (e all’associazione proprietaria della stessa) avvertiva il bisogno di trovare uno “spazio aperto” per discutere di storia. La sentita necessità di dar luogo ad un confronto inter pares ci spinse a domandarci quale potesse essere la forma migliore per farlo: un gruppo di studio e discussione connotato da uno spazio fisico – un’esperienza comune a numerosi gruppi di ricerca autonomi – ci sembrava limitante in considerazione delle possibilità offerte dai mezzi di comunicazione attuali. Una rivista online ci parve il modo migliore per proseguire questo confronto. Stabilimmo dunque un tema comune – le frontiere culturali, spaziali e politiche – per dar vita ad un primo numero monografico e sviluppammo quel tema secondo i nostri rispettivi interessi di ricerca; procedemmo ad un referaggio interno circoscritto agli iniziatori del progetto, che si rivelò un’ interessante esperienza formativa sia per chi interveniva sul testo suggerendo modifiche, sia per chi veniva chiamato ad apportare le modifiche. Lo facemmo utilizzando googledocs, che ci consentiva di modificare e implementare testi in maniera condivisa e collegiale. Dal secondo numero il progetto ottenne la partecipazione di persone esterne alla redazione e il meccanismo di revisione fu rivisto. Ci saremmo, col tempo, orientati verso un sistema di referaggio esterno double blind per rispondere alle richieste dell’ANVUR per la certificazione di rivista scientifica.
In un secondo tempo fu dunque la curiosità a condurci a compiere un passo ulteriore. Avvertimmo l’esigenza di estendere l’esperienza anche a studiosi che non conoscevamo direttamente, e in tal senso si rivelò fondamentale la pubblicazione di una call for papers rivolta a tutta la comunità degli storici (e non solo).
La call for papers ci consentiva proprio di mantenere questo approccio iniziale; i nostri numeri monografici mirano proprio ad avviare un confronto su un tema specifico affrontandolo da più punti di vista. Abbiamo sempre cercato di avere un approccio improntato alla multidisciplinarietà e all’interdisciplinarietà. A guidarci fu la lezione braudeliana che chiama lo storico a cogliere le «n dimensioni» della storia:
“tutte le porte mi sembrano buone per superare le molteplici soglie della storia. Nessuno di noi purtroppo è in grado di conoscerle tutte. Lo storico comincia con l’aprire sul passato quella che conosce meglio, ma se cerca di vedere il più lontano possibile necessariamente busserà ad un’altra porta, poi ad un’altra ancora” (1)
Non volevamo rinchiuderci in un approccio esclusivamente storico a un tema, e desideravamo che ci arrivassero spunti e suggestioni provenienti anche da altre discipline.
Pubblicavamo – e pubblichiamo – contributi in quattro lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo), ma ci venne voglia di estendere ulteriormente i nostri confini e cominciammo a pubblicare traduzioni dal portoghese e dal greco (in italiano), anche sfruttando le nostre partnership internazionali. Non viviamo la necessità dì pubblicare necessariamente articoli inediti: ci interessa assai di più fornire ai nostri lettori un approccio diverso dal nostro e mettere loro a disposizione il prodotto di un’altra scuola storiografica. È interessante rimarcare come il nostro progetto, almeno inizialmente, potesse contare sulla partecipazione dei soli non strutturati: solo successivamente ci sono giunti molti contributi da studiosi che occupano posizioni accademiche stabili.
Grafico 1. Affiliazione degli autori di Diacronie al momento della pubblicazione
In generale è però opportuno sottolineare che coloro che partecipano alle attività della rivista sono per lo più di docenti che insegnano in atenei non italiani: ad oggi il contributo degli accademici strutturati italiani è assai marginale. Con ogni probabilità alcuni elementi, tra cui la non riconducibilità della rivista ad un’università, un ente di ricerca, un’istituzione o una casa editrice di chiara fama, e, soprattutto, la logica della classificazione delle riviste, frena gli accademici italiani nella partecipazione al progetto.
- Diversi, ma uguali: elementi distintivi di Diacronie
I caratteri di originalità del progetto sono la dimensione informatica, la libertà di accesso, la gestione redazionale condivisa e non strutturata e, soprattutto, l’internazionalità.
Grafico 2. Lingue di pubblicazione degli articoli di Diacronie
Diacronie è stata impostata come una rivista realmente internazionale. Lo è in considerazione dell’internazionalità dei temi trattati, per le lingue di pubblicazione, per la composizione del comitato di direzione, della redazione e, soprattutto, per la volontà esplicita di avviare un’esperienza realmente transnazionale. Sul tema dell’internazionalizzazione della divulgazione di argomento storico la nostra presenza sui social networks è all’avanguardia, e questo elemento si presenterà, in futuro, probabilmente come una delle innovazioni maggiori per tutto il settore.
Un altro elemento non trascurabile è la giovane età dei componenti della rivista (la redazione è integralmente under 35); il dato viene messo in evidenza non in ossequio alla retorica del “giovanilismo”, quanto perché per gli studiosi di questa fascia d’età risulta più difficile realizzare un progetto di questo tipo, non potendo contare su rendite di posizione o finanziamenti. Il progetto dunque è “giovane” sia per il mezzo (online) e per le modalità con cui si propone (social network e “socialità” della rivista), sia per i componenti che sono alla base della sua esistenza (soci dell’associazione, redattori e collaboratori). L’accessibilità è da noi intesa in un senso ampio.
La rivista è open access: è cioè aperta ai contributi – non si scrive su invito – e valuta ogni proposta, senza preclusioni di sorta. Questo è un punto qualificante: “apertura” non vuol dire abbassamento degli standard di qualità. Abbiamo realizzato alcuni numeri della nostra rivista collaborando con studiosi che si erano proposti spontaneamente; abbiamo studiato con loro la realizzazione di una call for papers e abbiamo seguito assieme a loro tutte le fasi che hanno portato alla pubblicazione. Diacronie non è solo uno spazio aperto per la realizzazione di un progetto scientifico, ma è anche uno spazio di formazione: da due anni ospitiamo tirocinanti dell’Università di Bologna.
- Ieri, oggi e domani: prospettive
Diacronie, in considerazione delle difficoltà a tutt’oggi presenti nel panorama delle riviste storiografiche italiane, si è indirizzata verso l’ambito internazionale. Coscienti della marginalità in cui è relegata la lingua italiana, abbiamo indirizzato le nostre energie verso la promozione di una rete di rapporti e relazioni con il mondo latino. Lo testimoniano le lingue in cui pubblichiamo, così come la provenienza dei nostri autori. Nel 2015 Diacronie è entrata a far parte del portale internazionale di riviste revues.org.
Ciò che auspichiamo è il pieno riconoscimento delle riviste online: ci auguriamo che vengano adottati criteri di valutazione che equiparino le riviste online a quelle cartacee e che si riconosca, semmai, il loro sforzo di comunicazione della ricerca (quello che dovrebbe essere il primo scopo della ricerca stessa) e di confronto aperto e non mediato. Questo, a maggior ragione in presenza di riviste ad accesso aperto, che hanno come unico scopo quello della diffusione dei risultati della ricerca.
- Audere est facere?
Le riviste online sono in grado di superare l’isolamento storiografico, comunicando e diffondendo i risultati della ricerca più rapidamente e (almeno potenzialmente) in misura maggiore.
Per sua stessa natura, la rivista online open access non ha – almeno idealmente – un target di pubblico prefissato. Questo permette di poter proporre – sfruttando lo spazio del sito adibito a “portale” – a fianco degli articoli scientifici, contributi di altra natura, come è stato fatto nell’elaborazione delle “rubriche” di Diacronie, di taglio divulgativo. Diacronie sta inoltre curando uno spazio radiofonico in collaborazione con Radio Ca’ Foscari: l’intento è quello di parlare di storia attraverso la musica. La dimensione online ci permette dunque di proporre differenti sperimentazioni nella comunicazione storica.
- Un nuovo ruolo per le riviste?
La rivista online svolge anzitutto il ruolo di pivot fra lettore e l’autore. Il lettore infatti coincide sempre più spesso con il “cercatore”. A fianco del lettore – ossia di chi conosce la rivista e ne segue regolarmente le uscite – è comparsa la figura dell’utente della rete, che cerca un’informazione e “incappa” nei contenuti ospitati dal sito (portale o rivista). Anche sulla scorta di queste considerazioni abbiamo cercato di dar vita a un progetto che potesse salvaguardare tanto l’importanza del corpus (intaso sia come numero della rivista, sia come portale e approccio metodologico) quanto l’unità dei singoli contributi.
Siamo in un’epoca post-ideologica: ci sembra impensabile e poco utile portare avanti una linea ideologica attraverso una rivista. Ritenevamo e riteniamo che sia più utile aprirci il più possibile ad approcci, metodologie e storiografie diverse. Riteniamo che una rivista oggi debba ridurre le distanze (metaforicamente e non) fra lettore e autore, e mettere in condizione di dialogare i membri della comunità.
La rivista non è un raccoglitore di articoli ma mantiene intatta la vocazione di costituire con i suoi articoli un corpus. Siamo contrari all’idea che la rivista online possa essere costantemente aggiornata – scelta che finirebbe per estinguere l’idea di corpus testuale – e svaluterebbe l’idea di rivista online.
Deborah Paci, Direttrice
Note
(1) Braudel F., Su una concezione della storia sociale, in ID., Scritti sulla storia, Milano: Bompiani, 2001, 149-163, 162