di: Isabella Susi Botto
EyesReg, Vol.5, N.2 – Marzo 2015.
Trattando di Expo 2015 in precedenti cronache, si è avuto occasione di evidenziare come l’intero processo decisionale e attuativo sia stato caratterizzato da separatezza dei campi d’azione, difficoltà di coordinamento, frequenti e dispendiosi (in tempi e risorse) stop and go. L’imponente assetto organizzativo e l’attività tecnica svolta per dar soluzione ai problemi via via manifestatisi hanno scontato il mancato approfondimento preventivo del quadro territoriale e la sottovalutazione iniziale e di alcune questioni problematiche, come la proprietà privata delle aree e la presenza su di esse di numerose “interferenze” fisiche, sia naturali (in particolare corsi d’acqua), che artificiali (ovvero viabilità, infrastrutture tecnologiche e parcheggi) [1].
Tra i progetti per l’allestimento dell’Esposizione, quello della Via d’Acqua rappresenta forse il caso più emblematico di approccio gestionale avulso dal più ampio orizzonte di strategie pubbliche, caratterizzato da limitata intersettorialità e da numerosi ripensamenti rispetto alle indicazioni programmatiche iniziali.
Previsto nel Dossier di candidatura del 2006, il progetto ne costituiva uno dei principali elementi caratterizzanti ma ha subito nel tempo un’evoluzione articolata, con la gemmazione di proposte e sottoprogetti non sempre congruenti, promossi e sviluppati da diversi soggetti.
Nella versione originale, il progetto si configurava come grande parco lineare disposto attorno a canali e spazi d’acqua sul versante ovest dell’area urbana di Milano (800 ettari in cui integrare diverse aree verdi già esistenti), per collegare il sito dell’esposizione alla Darsena mediante un itinerario fruitivo di circa 20 km.
Su questa ipotesi, la Regione Lombardia sviluppa e presenta nel giugno del 2009 una proposta di maggior respiro territoriale, che si integra nelle politiche regionali di difesa del suolo, qualità delle acque e ricostruzione del paesaggio rurale. La proposta regionale prevedeva la ricostruzione di un corso naturale del torrente Lura (a sud della sua attuale confluenza con il tratto artificializzato del fiume Olona) e la riconfigurazione di un reticolo idrografico esteso alle aree di parco, fino al Naviglio Grande e al Naviglio Pavese, oltre ad un impegnativo programma di interventi di riqualificazione paesaggistico/ambientale.
Nell’aprile 2010 viene presentato il cosiddetto “Studio Paoletti”, ovvero lo studio di fattibilità messo a punto dall’omonimo studio di ingegneria, che verifica le ipotesi formulate e sulla base del quale si prosegue nello sviluppo progettuale, che tuttavia prosegue per compartimenti scarsamente dialoganti.
Fino alla fine del 2011, mentre da una parte il progetto del sito espositivo prevede lo spostamento di alcuni corsi d’acqua naturali tra cui il torrente Guisa, dall’altra hanno luogo tavoli tecnici di approfondimento sulla messa in sicurezza dello stesso Guisa, sulla definizione dei nuovi percorsi dei canali di adacquamento del sito, sui temi della riqualificazione paesistico ambientale, del recapito delle acque al Naviglio Grande e della riqualificazione della Darsena, tema quest’ultimo affidato in via esclusiva al Comune di Milano.
E’ solo a gennaio del 2012 che Società Expo presenta un aggiornamento del quadro programmatico, con la cancellazione degli interventi sulla valle del Lura e dell’Olona e la proposta di un nuovo elenco e di priorità che saranno poi oggetto di progettazione definitiva. L’intervento sicuramente più importante è costituito dalla realizzazione del canale (per uno sviluppo lineare di circa 21 Km, in parte a cielo aperto ed in parte in condotta sottosuolo) e del percorso ciclopedonale ad esso correlato che si compone di tre tronchi: la Via d’Acqua Nord (ovvero il nuovo canale derivato dal Villoresi che conduce l’acqua al sito Expo ed è integrato con un collegamento ciclopedonale), il tronco centrale (il tratto del canale perimetrale del sito Expo già sviluppato e approvato nell’ambito del progetto della Piastra espositiva) e la Via d’Acqua Sud (il canale di restituzione delle acque al Naviglio Grande, interamente compreso nel territorio di Milano).
Nonostante la sua complessità territoriale, il progetto della Via d’acqua rappresenta anche un singolare caso di esenzione da valutazioni preventive sotto il profilo ambientale. Lo Studio di pre-fattibilità ambientale inserito nel progetto preliminare evidenzia infatti che il nuovo canale “costituisce una modifica/integrazione di assoluta modesta entità del sistema irriguo consolidato” della rete esistente gestita dal Consorzio Est Ticino Villoresi (che si sviluppa per oltre 3.400 km tra canali e diramatori) e che, pertanto, non rientra tra le tipologie di opere da sottoporre, non solo a valutazione di impatto ambientale, ma neppure alla meno impegnativa procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA. La conseguente mancata fase di partecipazione del pubblico al progetto sarà però proprio tra le cause dell’ostilità di alcuni Comitati e Associazioni di Cittadini che fermeranno il progetto.
Nel corso del 2012 vengono elaborati ed approvati i progetti definitivi dei tronchi Nord e Sud ma il percorso attuativo del canale sarà molto accidentato, a cominciare dalle profonde critiche avanzate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, per continuare con l’accesa opposizione dei Comitati, fino alle più recenti cronache giudiziarie.
Per quanto riguarda in particolare la Via d’Acqua Sud, il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nella sua considerazione di apertura appare stroncante: “Quale considerazione di carattere generale la Sezione osserva che la documentazione di progetto non dà ragione con completezza dell’idea di base del progetto, come declarata nella sua denominazione. La documentazione presenta, infatti, un carattere intrinsecamente contraddittorio, a fronte della denominazione Via d’Acqua Sud viene rappresentata un’opera di sviluppo dell’ordine di 12 km che per circa il 40% si sviluppa in sotterraneo, in condotte in pressione o scatolari con corrente a pelo libero, che per sezione e portata (2mc/sec) sono confrontabili ad adduttori di medio piccole dimensioni più che ad una via d’acqua.”
Accantonati gli iniziali obiettivi di navigabilità/fruizione prima e di integrazione con interventi di più ampio respiro sotto il profilo idrogeologico e paesaggistico poi, nella versione definitivamente approvata il progetto mantiene comunque il suo valore di risorsa idrica aggiuntiva, seppur modesta, per l’agricoltura del Sud Milano.
I lavori del tratto Sud, iniziati ad agosto del 2013, subiscono tuttavia un prolungato fermo a causa delle contestazioni da parte dei comitati di cittadini che, da novembre in poi, rimettono in discussione il progetto.
Ad aprile del 2014 il Commissario Unico per l’Expo sottopone alle Autorità locali una relazione sulle alternative individuate per superare la situazione di empasse, prospettando alcune modifiche al progetto originario, mediante l’utilizzo di tecnologie meno invasive per la cantierizzazione all’interno dei parchi cittadini. Sulla base di tali orientamenti viene elaborato un nuovo studio di fattibilità, approvato a luglio dal Consiglio di Amministrazione di Expo S.p.A., a partire dal quale è stata sviluppata la progettazione di una Variante esecutiva che prevede tre stralci funzionali: I stralcio (entro aprile 2015), progetto esecutivo di realizzazione del canale dallo sbocco del sito espositivo ad un recapito provvisorio nel fiume Olona, nell’alveo tombinato in Comune di Milano; II stralcio (entro settembre 2015), progetto esecutivo di un nuovo tronco di canale interrato (con l’utilizzo di tecnologia microtunnelling) nei Parchi Pertini, Trenno e Bosco in Città, fino ad un nuovo recapito provvisorio nel Deviatore Olona; III stralcio (entro fine 2016), progetto preliminare di realizzazione del tronco di canale dal Deviatore Olona fino al recapito definitivo nel Naviglio Grande.
La Variante risulta quindi vanificare anche l’ultima finalità conservata dal progetto, quella irrigua, considerando che nelle prime due fasi il recapito delle acque, irrigue e pulite, derivate dal Villoresi è previsto in corsi d’acqua che hanno funzione di scarico (sia il fiume Olona che il suo derivatore), la cui qualità è incompatibile con l’uso irriguo e che l’esito della terza fase, sviluppata nella forma di un preliminare, risulta del tutto incerto sia sotto il profilo della tempistica, che del soggetto che lo potrà prendere in carico, una volta conclusa l’Esposizione universale a ottobre 2015.
La variante presenta inoltre significative criticità sotto il profilo del rischio idrogeologico, più volte espresse dall’Autorità Interregionale per il Po e già peraltro rilevate nella relazione di aprile e nello Studio di fattibilità di luglio, in cui si evidenzia che il conferimento delle acque nella tombinatura del fiume Olona (stralcio I) risulta un “intervento delicato dal punto di vista della salvaguardia idraulica della Città” di Milano, per le “possibili pesanti ricadute sul contesto edificato e sulle infrastrutture in caso di esondazioni”.
Gli approfondimenti svolti in seguito per superare tale criticità non paiono definire un quadro completamente rassicurante, anche alla luce degli eventi meteorici straordinari e del quadro precipitativo del 2014.
Insufficiente e lacunoso appare anche il programma gestionale e manutentivo delle opere, aggravato dalla modificata natura delle stesse, in cui prevale lo sviluppo sotterraneo, con relativi impianti a pressione e di sollevamento. Il tema risulta particolarmente significativo in ordine alle strategie di sviluppo territoriale e con riferimento all’ancor incerto destino (di permanenza o smantellamento) del canale nella sua parte centrale, ed all’altrettanto indefinito orizzonte temporale e progettuale del terzo stralcio di Variante, per ora sviluppato solo a livello preliminare. Nello Studio di fattibilità di luglio si evidenzia in termini di preoccupazione sotto il profilo del danno erariale che “una eventuale parziale realizzazione dell’opera, senza completare il tracciato raggiungendo il Naviglio Grande, porterebbe il canale a essere utilizzato solo limitatamente ai mesi di apertura dell’esposizione universale, in quanto in tale periodo la portata idrica del corso d’acqua ha una funzione di carattere non irriguo essendo utilizzata a fini di scambio termico nel sito espositivo. Al termine dell’esposizione, in assenza della connessione terminale, la via d’Acqua non avrebbe alcuna funzione irrigua in quanto l’acqua di elevata qualità prelevata dal Ticino per il tramite del canale Villoresi verrebbe convogliata nel sistema dell’Olona, ove la qualità delle acque è scadente, con un evidente spreco di risorse pregiate. La Via d’Acqua non risulterebbe inoltre di alcun interesse economico per il Consorzio Est Ticino Villoresi e sarebbe quindi abbandonata”.
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’Expo, la Via d’Acqua, ormai snaturata nella sua idea originaria e ingloriosamente declassata a collettore sotterraneo, rischia di diventare un paradossale (e costoso) monito sulla necessità di capitalizzare gli investimenti infrastrutturali e di finalizzarli ad un primario obiettivo di legacy territoriale e ambientale dell’evento.
Forse su questo progetto, più di ogni altro, sarà possibile dopo il 2015, attraverso un completo bilancio costi-benefici a posteriori, evidenziare le conseguenze di un approccio gestionale in cui la scarsa visione prospettica e la separazione dei campi visivi ha generato anche difficoltà nel mettere a fuoco l’utilità delle singole opere.
Isabella Susi Botto, Città metropolitana di Milano
Riferimenti bibliografici
Comune di Milano, Provincia di Milano, Regione Lombardia, C.C.I.A.A. Milano, Fondazione Fiera (2006) Proposta di candidatura della città di Milano a ospitare l’esposizione universale del 2015. Comitato di Candidatura EXPO 2015, Milano.
Comitato Expo 2015 (2008), Dossier di registrazione. Comitato Expo 2015, Milano.
Regione Lombardia, Expo 2015 S.p.A, Autorità di Bacino del Fiume PO (giugno 2009), Proposta di regione Lombardia per il Parco delle Vie d’acqua. Milano.
Studio Paoletti, Ingegneri Associati (aprile 2010), Progetto Via d’acqua Expo 2015. Studio Paoletti, Ingegneri Associati, Milano.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 ottobre 2008 “Interventi necessari per la realizzazione dell’EXPO Milano 2015”, e succ. mod. e int.
Note
[1] Oltre ai documenti citati nell’articolo, un’altra fonte importante di informazione su Expo è stata la Conferenza di Servizi permanente per l’approvazione dei progetti del sito di impianto dell’Esposizione Universale del 2015 e dei manufatti inclusi nel Dossier di registrazione del Grande Evento, Atti e determinazioni delle sedute in https://conferenzaservizi.expo2015.org/